I ciechi, Nelle tenebre - STAUROPOLIS

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D'altraParte

a furia di dormire

Sono la moltitudine infinita, sono la popolazione del mondo. Non solo tutti dormono, ma a furia di dormire tutti sono divenuti ciechi, perfino nei sogni, in modo che, al risveglio, non potranno che brancolare, con una paura orribile, d’essere precipitati in una voragine.
Quel che dà più rilievo all’universale cecità è il fatto che i più ciechi sono precisamente i chiaroveggenti, quelli cioè che il mondo ritiene vedano più lontano degli altri, vedano prima di tutti gli altri.
Presso gli Ebrei antichi, o piuttosto presso quei buoni vecchi israeliti della Bibbia, anteriori alla fondazione di Roma, si chiamava veggente un profeta. Nei giorni del pericolo si andava a consultare il Veggente, ed il Veggente consultava il Signore.
Oggi le cose vanno diversamente.
I veggenti moderni non hanno più alcun Signore da consultare. Non ne hanno nessun bisogno. D’altra parte è proibito loro di guardare in alto, perchè la Rivelazione democratica non lo consente. A loro dev’essere sufficiente interrogare l’Opinione. Essi guardano dunque in basso, fissando la loro attenzione sul punto in cui le tenebre sono più fitte. Possono allora vaticinare con autorità, come quel famoso romanziere che affermò, qualche tempo prima della guerra, che la barbarie non era più da temere, dal momento che il grande Stato Maggiore tedesco le opponeva una barriera insormontabile.
I profeti di tal forza e precisione non ci sono mancati da tre anni. Si può addirittura affermare che ci sono stati tanti veggenti quanti elettori. Non sarebbe questo l’adempimento, dopo ventotto secoli, delle parole del Libro Santo: «Io verserò il mio spirito su ogni carne e i vostri figli profetizzeranno e così le vostre figlie. I vostri vecchi sogneranno sogni e i vostri giovani avranno visioni»?
Seguendo questo testo, non c’è più dunque da aspettare che i prodigi nel cielo e sulla terra; «sangue, fuoco, turbini di fumo», - i quali sembra si siano già avuti in abbondanza - e finalmente «il gran Giorno di Dio», che non potrebbe essere, non è vero?, che il trionfo della democrazia universale.
Lo confesso, rimpiango gli anni già così lontani, quando si poteva uscire, anche nei tempi burrascosi, senza rischiare di camminare tra i profeti; quando vedevo esseri semplici ed umili - ce n’erano ancora - che non si reputavano né sovrani né dei, e la cui virtù di penetrazione fatidica si limitava a prevedere modestamente qualche meteora o a pregare con fervore all’annunzio delle calamità. Non tutti, allora, pretendevano di sapere tutto. I calzolai non si vantavano superbamente di poter condurre eserciti alla vittoria, e si trovavano ancora in gran numero muratori o spazzini che non pretendevano al Ministero delle Finanze o della Marina.
Io parlo, si capisce senza che lo dica, di un tempo antecedente alla Comune, quando il senso del ridicolo, peculiare della bella Francia, non era del tutto spento. Molte persone si tenevano al loro posto e le chiacchiere intemperanti non erano, più della passione settaria, una raccomandazione infallibile. Senza dubbio si dormiva e si sognava, ma ognuno dormiva nel proprio letto e non esigeva che i suoi sogni prevalessero. Ma tutto ciò è così lontano, ripeto, che la generazione attuale non ne sa nulla e non può neppure comprenderlo.
Oggi, dopo il fiasco di tante esperienze imbecilli o criminali, e l’impossibilità ormai così chiara di sperare in un equilibrio, si è formata come una scorza di insensibilità presso gli uni, di stupidità presso gli altri.
Dopo i primi spasimi dell’orrore e l’assenso inevitabile ai sacrifici più smisurati, la volontà s’è rilassata. Si accetta un avvenire incerto. Ormai del tutto ciechi, chiudiamo gli occhi per chiaroveggenza, per saggezza. Si dice che il male, per grande che sia, avrà un termine, però nessuno lo precisa. Si spera una pace qualsiasi, rassegnati in anticipo alle più tremende umiliazioni.
Eppure Qualcuno deve venire, Qualcuno, che io sento galoppare sul fondo degli abissi, deve venire, in modo inaudito. La Francia di Dio, il Regno di Maria non può perire, epperò bisogna che Egli venga.
Quando finalmente apparirà, quando busserà alla porta dei cuori con il pomo della Spada divina, il risveglio di tutti i ciechi sarà prodigioso.

Leon Bloy, Nelle tenebre, I ciechi

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