Santa Maria la Vetere
notizie storiche di Anna Bulone
Ci sono voluti trent’anni, di cui dieci dedicati al restauro, per restituire al culto la chiesa di Santa Maria la Vetere, l’antica matrice di Licata, nota in età medioevale con l’appellativo di Santa Maria del Monte.
Situata sulle pendici orientali della Montagna, nella parte più alta di Via Santa Maria e su un terrazzo a circa 40 metri sul mare, rappresenta uno dei punti più suggestivi e più ricchi di storia della città. Del vecchio convento dei PP. Minori Osservanti, attiguo alla chiesa è rimasto poco, essendo stato trasformato ed utilizzato per molto tempo come ospedale. Col trasferimento della popolazione, già dall’anno mille, verso la zona a mare di Castel San Giacomo intorno al 1508 venne sostituita nel ruolo di matrice dall’attuale Santa Maria La Nuova.
Discordanti sono le fonti che farebbero risalire le sue origini ad epoca gregoriana e benedettina, poiché pare non siano note fonti storiche a supporto di tale ipotesi se non un dipinto su tela del ‘700 ed un affresco di età medioevale raffiguranti San Gregorio Magno.
Nel 1553 dopo le invasioni dei Turchi si presume che la chiesa possa essere stata danneggiata e quindi sia stata riedificata l’attuale abside quadrata della navata centrale, mentre dopo altre ricostruzioni gli originari pilastri quadrati vennero trasformati in colonne rotonde. Le modifiche riguardarono anche le navatelle laterali, coperte da volte a botte, dove si ricavarono tre altari per lato.
Fino ai primi anni del ‘700 la chiesa era caratterizzata da stucchi di pregevole fattura e da dipinti ed affreschi di tema francescano sulle pareti laterali, mentre al centro della navata venne aperta una piccola cripta. Sempre intorno ai primi decenni del ‘700 vennero effettuate delle nuove decorazioni a “rivestimento ligneo scolpito e dorato”, che ritroviamo anche nella cappella del Crocifisso Nero e del Maenza presso la matrice, nella cappella dell’Immacolata e dell’Infermeria presso San Francesco e sui soffitti presso il Carmine, nonché nel monastero benedettino e nel palazzo ducale della vicina Palma.
Nel 1864, in seguito ad un’altra operazione di restauro, le decorazioni sparirono, le volte furono abbattute, la cripta venne interrata ed al centro della volta venne realizzato un affresco raffigurante la gloria di San Francesco. Dopo l’Unità d’Italia i PP. Osservanti lasciarono Licata ed il convento nel 1869 fu incamerato tra i beni demaniali del comune e divenne la nuova sede dell’ospedale San Giacomo D’Altopasso, fino ad allora ospitato presso i locali attigui la chiesa di San Giacomo, detta del Purgatorio. Il vecchio ospedale di Corso Vittorio Emanuele, in epoca recente, è stato deturpato da un’opera di messa in sicurezza scellerata e fino ad oggi non è ancora stato oggetto di alcun recupero conservativo. Santa Maria La Vetere continuò ad essere utilizzata come cimitero ed ospitò le spoglie di alcuni licatesi caduti durante le due guerre.
Dal 1930 al 1950 vennero effettuati altri lavori che hanno ulteriormente mutato l’immagine della struttura. Divenuta parrocchia nel 1949, da pochi anni è ritornata alla Curia Vescovile. Dal 1960 al 1965 in seguito ad altri lavori intrapresi venne realizzata una facciata a capanna asimmetrica in conci di tufo.
Per oltre venti anni il luogo è rimasto preda del disinteresse e dei vandali, che hanno distrutto gran parte degli arredi, dei simulacri , delle opere marmoree conservate e delle tombe. Sono stati salvati dall’incuria un pregiato tabernacolo in legno dorato dell’altare maggiore, alcuni dipinti raffiguranti l’Addolorata e San Gregorio Magno ed alcuni simulacri lignei, tra cui un Cristo morto ed un San Michele Arcangelo di pregevole fattura, 12 delle 14 stazioni originarie della Via Crucis ed il Crocifisso in bronzo di S. Carlo Borromeo.
Due pale raffiguranti San’Anna e la Madonna sono andate distrutte, così come l’organo del 1622. Le informazioni fin qui raccolte sono tratte dalla pubblicazione del 1990 “Santa Maria La Vetere, antica matrice di Licata” del Prof. Calogero Carità e dell’Arch. Pietro Meli. Nella piccola abside a sinistra, attualmente ricoperta con un telo su cui è stato posto un non meglio precisato quadro, è accolta la statua lignea della Madonna delle Grazie, mentre in un altare nascosto, in prossimità dell’entrata, è accolta la statua di San Calogero eremita o santo nero, proveniente dalla vicina chiesa rupestre.
La devozione al santo ha richiamato nel tempo numerosi fedeli e devoti. In passato il cosiddetto “viaggiu a San Caluriuzzu” consisteva nel percorrere a piedi per “la devozione”, dal 18 maggio al 18 giugno (giorno della messa solenne), la via Santa Maria per assistere alla celebrazione dei riti, che per tanti anni, durante la chiusura della chiesa principale, sono stati tenuti in un piccolo locale di fortuna.