Parola e Festa - STAUROPOLIS

Vai ai contenuti

Menu principale:

Evangelica

Commenti alla PAROLA di DIO
Anno liturgico novembre 2016 - novembre 2017: CICLO A



  Prima Domenica di Avvento
E non si accorsero di nulla

Cosa mai avranno fatto di male? Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito… Fino a quando non si abbattè su di loro la Giusta Ira.
Forse perché si nutrivano e dissetavano? Forse perché obbedivano al comando di crescere e moltiplicarsi?! No, è chiaro.
La loro colpa è quella di non accorgersi di nulla, il loro sonno è l’abisso dentro cui affogano: li annienti, li sommergi nel sonno – dice il Salmo 90.
La loro colpa: hanno occhi e non Lo vedono, orecchi e non odono il grido degli innocenti massacrati, dalla bocca non emettono il Suono della Testimonianza.
Così sarà del nostro cristianesimo di cartapista. In un modo o in un altro.


  Seconda Domenica di Avvento
In Spirito Santo e fuoco

Vanno tutti. Vanno anche loro.
Come in certe messe alla comunione.
Sigillando l’inappellabile condanna.
Sterili alberi, carichi di vuote parole come di foglie al vento.
Ingrassati di sacrilegi per il giorno della strage.


  san Nicola
giunge la vendetta

Non a tutti è noto che tra i molti patronati attribuiti a san Nicola vi sia anche quello dei ladri: «servi di S. Nicola» li chiama, infatti, Shakespeare. Ma è ancora più singolare che questo protettorato sia legato nelle "leggende" a quello dei mercanti (ladro e mercante era quel vandalo che in una razzia in Calabria s'impossessò pure dell'icona del Taumaturgo).
A questo gemellaggio di fatto, è forse sottinteso che mercato e furto in realtà sono consanguinei?
Certo il grande Vescovo chiede agli uni di imparare dagli altri: ai mercanti di non pensare che tutto è in vendita e che il ben-essere, in fondo e sempre, non è che una questione di soldi, ma piuttosto che il paradiso è dei “violenti” e dei ladroni diventati buoni; ai ladri di farsi amici “con la disonesta ricchezza” e di trafficare talenti e beni a vantaggio di tutti.


  Immacolata Concezione della Madre di Dio
di fronte a Lui nella carità

"'a BeddaMatri", la Bella Madre, la Madre quella Bella.
Bella del Bello, l'Immacolato.
Ave, Bella di Grazia: hai cercato e hai trovato. Nel posto giusto: presso di Lui.
E cosa hai trovato? Lui certamente, perchè "il Verbo era presso Dio".
Abbi pietà di noi, cercatori del nulla, o Signora.


  Terza Domenica di Avvento
Nostra Signora Fonte della Gioia

La terza di Avvento si dischiude con l’invito alla gioia.
A ben vedere, però, tutta la liturgia è attraversata da affilatissima lama: mentre la Promessa si compie, il Signore proclama “beato” chi non inciampa su di Lui!
Ma si può inciampare su Colui che rimuove gli ostacoli dell’infermità e della morte, della disperazione e del peccato?!
La gioia e la lama sembrano indissolubilmente legate. Come nell’asportazione di un tumore.


  Quarta Domenica di Avvento
Come gli aveva detto l'Angelo

“Così fu generato Gesù Cristo”.
Così torna ad essere generato: in Maria, per opera dello Spirito Santo.
Lo scrive il Montfort nel Trattato assai caro al giovane Karol.
E vorrei che tutti noi cristiani lo aprendessimo così come ha da essere appreso.
In Maria, perché non c’è la Carne, cardine di Salute, senza la Madre; per opera dello Spirito Santo, perché non c’è anima senza il suo Soffio.


  Natale del Signore
alla luce

“apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste”, nel cielo di Betlemme.
Invece nel cielo di Gerusalemme, quello del Getsemani e del Calvario, l’esercito sarà trattenuto...
Dal medesimo, sconfinato, incondizionato amore.


  Santa Famiglia di Gesù, Maria, Giuseppe
Cercare il Bambino per ucciderlo

- Alzati, prendi, fuggi, resta.
Si alzò, prese, si rifugiò, rimase.
- Alzati, prendi, và.
Si alzò, prese, andò.
Giuseppe: quando Dio viene preso sul serio.
Oh, dolce Giuseppe!


  san Giovanni, il Teologo
Questi è Giovanni: posò il capo sul petto del Signore

"Tra tutti i Giovanni che c'erano, giusto un evangelista [qui inteso per "evangelico", protestante] doveva scegliere!?", mi disse candidamente l'anziana devota parrocchiana...!
Non sapeva che prima di approdare all'Apostolo "piè veloce" il mattino di Pasqua, avevo transitato praticamente da tutti i "Giovanni" del calendario. Colui - il XXIII papa con questo nome, il "buono" - che aveva ispirato la scelta onomastica, infatti, ci avrebbe messo ancora un pò prima di far "carriera" e diventare Beato.
Di Giovanni mi affascinò la testa e il cuore: il suo Vangelo, le lettere e l'Apocalisse ci dicono, certo, di un'intelligenza penetrante il Mistero, ma innanzitutto penetrata dal Mistero, il mare sconfinato di quel Cuore, in quell'ultima sera della prima Eucaristia, sul cui adorabile scrigno - il Petto che di lì a poco sarebbe stato per sempre dischiuso - il Discepolo amato appoggiò il capo.
Così, stasera, torno all'adorato Scrigno - il Tabernacolo delle ardenti Delizie - e festeggio, come nessuno meglio potrebbe offrirmi, col mio nome il Suo, l'Amore a cui chiedo di trapassarmi il capo.


  Maria Santissima Madre di Dio
avevano udito e visto

Un tempo mi rifiutavo di festeggiare Capodanno. Ritenevo si trattasse semplicemente del primo giorno del calendario civile. Quando già avevo celebrato il mistico inizio dell’anno liturgico.
Poi mi sono reso conto che quella data diceva molto di più. Dell’Incarnazione, del Verbo fatto storia. Della storia che datava da Lui, inizio e compimento dello spazio e del tempo.
In fondo basta poco: tutti quelli che udivano si stupivano.


  Seconda Domenica del tempo di Natale
le tenebre non l'hanno vinta

L'Evangelista ci tiene a precisare.
Anzi, potrebbe sembrare persino ridondante nel suo indugiare.
Appare chiaro, infatti, che se “tutto è stato fatto per mezzo di lui”, “senza di lui nulla è stato fatto”.
Ma in questo frammento dell’universo evangelico, non c'è solamente la manifestazione di una espressività semitica (come quella - ad esempio - che ritroviamo poco più avanti - al versetto 20 - in riferimento alla testimonianza del Battezzatore: "egli confessò e non negò, e confessò"), c'è la necessità, qui, di affermare con forza i due volti di un assoluto necessario e necessitante: da una parte che tutto è stato fatto “per” Lui e, dall’altra, che tutto ciò che esiste trova la sua prima ragione di esistenza e sussistenza in Lui; da una parte che ogni autentico “fare”, da quel primo istante e per sempre, potrà realizzarsi compiutamente, solo ed esclusivamente per mezzo di Lui e, dall’altra, che non c'è nulla che debba o possa sottrarsi alla sovrana indissolubilità di questo legame, quello di ogni vita con la Vita.
Questa legge - che potremmo definire “di Grignon de Montfort” (cfr Trattato della vera devozione) - è la regola che presiede il rapporto tra Creazione ed Incarnazione, tra Eterno e Tempo: tutto ciò che Dio ha fatto nel tempo intende farlo per l'Eternità, dal momento in cui Egli lo ha fatto fino al momento in cui ciò che Egli ha fatto riapproderà a Lui.


  Santissimo Nome di Gesù
E io ho visto e ho testimoniato

IHS.
Bernardino insieme alla vita penitente di Francesco ne abbracciò il serafico ardore; ne abbracciò l’amore per quel GESU’ al cui nome tremano gli abissi e fremono le viscere dei di Lui amanti.
Non so se Bernardino di Siena, o Matteo di Sicilia - al pari di Francesco di Assisi - ogni volta che pronunciavano il Verbo del Verbo raccogliessero dalle labbra quanto restava del Suo potente e dolce passaggio per cibarsene e per goderne, per esserne sostenuti e totalmente posseduti, ma ritengo che sia più che lecito pensarlo. Certo, però, del Santissimo Nome raccolsero gli esiti più facondi e fecondi: il beato Sfinimento e Madonna letizia.


  Epifania del Signore
al tempo del re Erode, ecco

Quanto interesse in Erode per il Bambino.
Innanzitutto esegetico: si informava dai capi dei sacerdoti e dagli scribi.
Come l’Anticristo di Soloviev: un biblista di Tubinga.
Sapere non salva. Anzi questo “fatemelo sapere” danna.
Bisogna vedere - il Bambino con Maria sua madre - prostrarsi e adorare. Zitti.
Che bella lezione per il nostro cristianesimo chiaccherone, chiaccherato.


  Beato Matteo di Agrigento
e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome

Matteo non voleva altro che Lo amassero, perché Lui - l’Amore che ama - tutto, per loro, si era dato, e supplicava: nessuno più di Lui è “degno di essere amato, sopra ogni cosa”!.
Ma a costoro, di terra agrigentina, tanta fedeltà al Dio che s’offre e d’amore muore parve un tradimento. E com’è d’uso in quelle contrade, in oscurità diabolica, con pugni vigliacchi e iniqui, si prestò culto a Vendetta Sanguinaria, divinità ctonia, la prima, pure di fronte a sancalò.
Fu in quell’ora che Matteo divenne Beato, fu in quel momento che chiamare "Matteo" e "Gesù Cristo" fu una cosa sola.
“Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2Tm 3,12).


  Battesimo del Signore
Perché Dio era con Lui

Settant'anni. Era cresciuta “con i preti” (confessione e direzione frequente). Di me diceva: "è un vecchio” (affidabile).
Anche all’inizio di quella quaresima mi chiese cosa fare di speciale per Dio.
Non ebbi dubbi nel consigliarle di lasciarLo fare, piuttosto che fare.
Rimase a fissarmi: un prete, questo, non glielo aveva mai detto.
La vita cristiana (o cristica, per meglio essere inteso) non è che arrendersi al Suo bacio.


  Seconda Domenica del tempo ordinario
Ora ha parlato

Vi dirò di quella volta in cui L’ho incontrato.
Bussò alla porta della canonica di Pontemammolo: "dammi da mangiare. E bene".
Quando gli dissi di tornare giovedì per la distribuzione dei viveri, si voltò e mi fece: Tu non sai chi sono io…! Chi? - domandai. Gesù - rispose. Come no, Napoleone!! - aggiunsi fra me. Ma adesso non ero più certo che fosse fuori di testa.
Poi fui graziato: Lui tornò alla mia porta. Gli offrii cibo e sorriso: ebbi in cambio pace.
Il Battezzatore attesta: Colui che mi ha inviato mi disse… Ed Isaia: Il Signore mi ha detto… Anche loro probabilmente sono stati considerati, diciamo, dei tipi … stravaganti.
E non ci si rende conto che la cosa più incredibile (e per nulla eccezionale) è "sentire" piùttosto che comunicarlo. E non ci si rende conto che la cosa più eccezionale è ascoltare, come si pende dalle labbra della persona amata.


  Terza Domenica del tempo ordinario
vicino

Quando fu “chiusa” la bocca del Precursore, quando si ritenne zittita la Voce, da allora il Verbo, vestito di carne e grammatica, cominciò a predicare e a dire.
Devono serrare nel freddo rigore della morte le nostre labbra, devono zittire la nostra inaudita pretesa di Verità. Perché il Verbo cominci. Perché la creazione si ri-volga al suo Principio. Perché le parole si arrendano alla Parola.


  San Tommaso d’Aquino
dorma o vegli, di notte o di giorno

Mentre rinvio  alla bella pagina dedicata al Campione su questo sito, riporto una sua celebre, illuminante similitudine: «Come gli occhi della nottola sono abbagliati dalla luce del sole che non riescono a vedere, ma vedono bene le cose poco illuminate, così si comporta l’intelletto umano di fronte ai primi principi che sono tra tutte le cose, per natura, le più manifeste» (In Metaphysicam II, 1,10).
Da qui, la preghiera che potremmo chiamare "della nottola". Quale? La mia, la tua...


  Quarta Domenica del tempo ordinario
si avvicinarono a Lui

Ormai ho 41 anni. E un paio di cose ritengo di averle capite bene. Una di queste è che dobbiamo ancora cominciare ad esser cristiani (“altri Gesù Cristo”, intendo, e non semplicemente – se semplice sembrasse – suoi “seguaci”).
Una prova? Le Beatitudini rovesciate nella nostra vita. Sì, rovesciate, come i crocifissi e le preghiere nelle messe nere, nei culti satanici.
Chi crede(-vive) che quella delle Beatitudini del Bel Signore sia la Via?


  Quinta Domenica del tempo ordinario
se non Gesù Cristo

Cosa vuoi che io faccia, o Signore? Domandava Francesco Giovanni di Pietro di Bernardone.
“Parlami”, tornava ad implorarLo, più e più volte nel corso della sua breve traversata.
E se mai qualcuno, tra quelli che cercano Dio e la pace indefettibile, tornasse oggi a domandarGli di rendere manifesta la sua volontà, la Parola della festa lo investirà di sorprendente luce.
Comprenderà che c'è molto da “fare” perché “siamo” poca cosa, nonostante i tanti giorni a noi gratuitamente dati; avrà chiaro che quando tutto ciò che dovevamo fare sarà stato fatto, allora, e solo allora, potremo dire di essere tra quei servi, magari inutili, ma pronti all’Eccomi che dà senso e domani.


  Sesta Domenica del tempo ordinario
Aprimi gli occhi

E’ ora d’uscire. Sua Altezza disserra la porta della Camera del Tesoro - la Sesta stanza della dimora del suo Signore e Sposo - e sceglie, tra la moltitudine di ineffabili gioie, il diadema che le cinga il capo, la collana che riposi sul petto, il sigillo che avvinca il braccio e l’anello da mettere al dito.
Ogni monile brilla “di luce propria”, ma li accomuna lo sfavillio dei brillanti, il sanguigno riflesso dei rubini, l’intensità pacificante dello smeraldo, il cielo notturno degli zaffiri; e poi l’oro, il platino e il titanio.
Ed ecco la Sposa sulla soglia della casa, avvolta di luce come di un manto…
Porta l’anello:
«Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
E il bracciale:
«Beato chi cerca il Signore con tutto il cuore».
La collana:
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
E sul capo, il diadema:
«Ma io vi dico».


  Settima Domenica del tempo ordinario
si faccia stolto per diventare sapiente

Il Dio del primo Israele è il Signore Santo, il Signore “totalmente altro”. Da tutto, da tutti. Dire che Egli è santo, anzi il Santo, equivale ad affermare che è quello che è. Ed essere santi - giacchè Lui è Santo - significa fondamentalmente prestarGli culto e osservare le Sue leggi e i Suoi decreti, riconoscendo che Egli è il Primo e L’Unico.
Poi arriva Gesù, Dio vero da Dio vero, Luce da Luce. Così l’Eterno non è più il Kadosh, il separato, l’a-ssoluto trascendente. Ora ha un nome nuovo: ImmanuEl che significa DioLegatoIndissolubilmenteAgliUomini. Ora, se guardando in alto, finalmente, troverai il Padre, volgendo lo sguardo attorno scoprirai i fratelli, e non gli antagonisti della tua gioia; ora il Padre che abitava l’uranio, è Colui che viene - nell’Unigenito - dal cielo; ora “diventare come Dio” non significa rimpiazzarLo né attestarsi sul crinale della separazione, ma essere per-fetti (gr. téleioi), cioè orientati a Lui, avendo come obiettivo Lui, scegliendo Lui come Fine, immediato e ultimo, di ogni nostro sentire, pensare, dire, fare…


  San Gerlando
Sancte Gerlande, nobis semitas coeli pande

I vecchi dicevano di Gerlando di Besançon che fosse il “Santo dei forestieri”: di quelli che non sono di queste parti; ma - aggiungerei - anche di quelli che si apprestano a divenire tali pur di averlo, a pieni titoli, come fidato amico nelle cose che riguardano l’esito di questo esilio.
Lasciate, dunque, che volgendo lo sguardo al frammento non imbalsamato di un osso del Grande Padre di questa Chiesa, elevi la mia flebile supplica, con le parole che m'insegnò p. De Gregorio: Sancte Gerlande, nobis semitas coeli pande. Che significano: San Gerlando, mostraci le scorciatoie del cielo!


  Ottava Domenica del tempo ordinario
se Dio veste così l’erba del campo

Sono queste pagine tra le più “critiche” del Vangelo.
“Critico” da κρίνομαι: distinguere, riconoscere; da cui: giudicare, scegliere, decidere.
In MagnaGrecia, infatti, “lu crivu (o criu) è na speci di grossu sitazzu (miccànicu o manuali) usatu pi vagghiari matiriali ncuirenti comu ciriali, rina, minirali, utilizzatu speci 'n campu agrìculu, nta l’edilizzia e ntâ nnustria strattiva”.
Sono queste, cioè, delle pagine che ci danno modo di distinguere e riconoscere quanto siamo di Gesù Cristo, quanto gli apparteniamo e quanto Egli appartenga a noi, colti nella nostra quotidianità, anche quella più “banale”.
Prima di commentarLe (provo vergogna: il Vangelo non ammette commenti: ammette, invece, quello che Mario Pomilio definiva un “Quinto Evangelio”) ho ascoltato la riflessione tv e quella online che preferisco: la prima romantica, la seconda sublimativa. Ambedue inutilmente pacificatrici: Non mi hanno aiutato a giudicare veridicamente che “cristiano” sono, a scegliere da che parte stare, a decidere chi servire e come farlo.
Lui, pietosamente, siede sulla sacra pagina e indica la Via – una strada semplice, come quella che Paolo richiama all’inizio della sua lettera ai Romani; una strada così semplice da sembrar banale -: “Guardate” dice, e “osservate”. “Non preoccupatevi”, “cercate invece". "Il regno di Dio anzitutto" e ciò che è giusto ai Suoi occhi.


  Nona Domenica del tempo ordinario
voi tutti che sperate

Ho commentato centinaia e centinaia di volte questa pagina evangelica.
E allora?
Non chi commenta e commenta il Vangelo avrà parte alla grazia del Vangelo, ma chi da Lui si lascia aprire l’orecchio e lo pratica, edificando la propria quotidianità sulla Rupe di fortezza, nel turbine di questa tempesta. “Perché non può piovere per sempre”.


  Le Ceneri
non privarmi del tuo santo spirito

Mi sembra ieri Natale.
Non molto, dalla Quarantena della Signora nostra (25 dicembre-2 febbraio, non contemplata tra “i sette dolori di Maria”!!  Levitico, 12, 1-8), ed è subito Quaresima.
E' tempo di tornare a far Natale. In un altro modo, anzi nell'unico modo: facendo Pasqua.
"Purificami", scrive l’orante del salmo 50: "nel peccato mi ha concepito mia madre"...
Ma l’Immacolata madre del Redentore? Perché?
Il Sangue di Vita si mescola con la cenere.
Sarà nuova creazione?
Dio è Fedeltà. E tu?


  Prima Domenica del tempo di Quaresima
per l’obbedienza di uno solo

E’ lo Spirito Santo che conduce il Redentore nel deserto.
C’è da ricuperare – scrive Ambrogio di Milano – l’Uomo, ingannato e illuso, smarrito tra le tempeste del nulla che ha generato.
C’è da prenderlo per mano, quest’Uomo rimasto bambino, rachitico senza il latte dello Spirito.
C’è da indicargli la Via di casa, al Paradiso ora Carne.


  San Giuseppe, padre davidico del Signore e Sposo della B. V. Maria
Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio

Per anni ed anni ho sentito di gente che aveva un sogno, e che chiedeva a tutti di sognare.
Ma per sognare bisogna dormire, cioè avere un sano ritmo nella vita, fare delle scelte tali da consentire, favorire il sogno.
In ogni caso il cristianesimo e l’umanità non possono procedere per sogni e sonni.
E poi c’è sogno e sogno, sonno e sonno. Così che il sogno e il sonno della ragione genera mostri (Francisco Goya).
Tutto questo per arrivare semplicemente a quel “destatosi dal sonno” che ci fa contemplare il padre davidico del Signore in tutta la sua reale e regale bellezza.


  Seconda Domenica del tempo di Quaresima
come da te noi speriamo

Il Suo volto brillò come il sole, perchè similmente al Suo volto il sole brilla.
Poi la brillante nube li copre: come coprì la Madre dell’Unigenito di Dio.
Anch’essi devono generarLo. AscoltandoLo.
Lui il Solo.
Ora la Quaresima sa di Pasqua.


  Incarnazione del Signore
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai

Ora quel quadretto - che avevo confezionato con tanta cura - è stato parcheggiato (meglio che scrivere "buttato", no?!) chissà dove.
Vi avevo disposto i frammenti di pietre dei Luoghi Santi, “raccolti” durante il mio terzo pellegrinaggio in medioriente. All’inizio i compagni di viaggio non perdevano occasione per prendermi in giro, poi furono in tanti a fare lo stesso.
Il fascino di quelle pietre – in fondo e al vederle come tante, come tutte le altre - riposa solo in parte in esse stesse. Attinge la sua luce dal bifronte, o, se preferite, palindromo, pilastro della mia fede: che Lui si è fatto carne, si è vestito di nudità, ed ha abitato il mio mondo (in realtà da sempre Suo…!) di alberi e di case, di agnelli e di fiori. E di pietre.
E’ una pietra la Sua Incarnazione: su di essa si può inciampare o costruire.
E’ una pietra la Sua Incarnazione, attorno a cui ruota il senso del cielo e della terra, dei soli e dei quark, la vita delle genziane e degli uomini: Caro, scriveva il buon Tertulliano, salutis cardo.


  Terza Domenica del tempo di Quaresima
Ma viene l’ora – ed è questa

Quando il mio Durwell spiega il “Pane Vivo”, il “Pane Vero” parla di Pane Essenziale, Pane Sostanziale, il Pane del pane. Un Pane che nutre corpo e anima, anzi, meglio, la persona nella sua integralità: testa, cuore, gambe. Un Pane di cui il pane è pegno, figura, assaggino. Per concludere: se il pane-figura ti riempe lo stomaco e ti dà forza, quanto più il Pane quello Vivo, quello Vero.
E l’Acqua Viva? E’ lo Spirito Santo, che sgorga dal costato del Trafitto Signore…


  Quarta Domenica del tempo di Quaresima
ero cieco e ora ci vedo

Uno sputo di Luce, incontra la terra. Come nel bacio sponsale...
Ed è nuova creazione. Festa. Vera.
Se vuoi, leggi anche l’immortale pagina di Bloy


  Quinta Domenica del tempo di Quaresima
se crederai, vedrai

Mi è noto questo contagio di lacrime, Maestro, un mare di dolore che non può non lambire le terre della tua misericordia.
Ma il tuo “scoppiare” in lacrime…!? Mi turba. Un Dio in lacrime. Vero Dio e vere lacrime.
Ai tuoi piedi confesso: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
Vieni presto a liberarmi mia gioia.


  Domenica delle Palme e della Passione
farò la Pasqua da te

C'è sangue. C'è così tanto sangue che non mi riesce affatto facile immaginarlo come un "solenne" ingresso o addirittura un ingresso trionfale. Eccettuata la possibilità che si tratti della turbinosa solennità del sangue, o del trionfo del sangue. Piacciono questi ossimori, nevvero!? Ma la vita non ci si offre in - tutto sommato - gradevoli figure retoriche. Sangue, scrivevo. Indosserò, dunque, la cappa di sangue e mi offrirò - ancora - con voi, come coppa traboccante di gioia arrossata.


  Triduo pasquale
vi precede

“Oggi” “lo Spirito del Signore”…E’ il filo di porpora e oro che attraversa la liturgia di questo Triduo. Giovedì: “Oggi si è compiuta questa Scrittura…”; Venerdì: “Oggi sarai con Me…”; Sabato: “Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato”.
Conservo con cura tra le pagine del salterio quotidiano l’immagine di Espedito, soldato romano, convertito e santo. Nella mano reca una croce sulla quale è scritto: Hodie; sotto il piede un corvo, con un cartiglio stretto nel becco e l’onomatopeica parola “Cras”.
Oggi lo Spirito del Signore fa nuove tutte le cose, nel sangue della croce e dell’amore, nella luce della libertà e della grazia.
Oggi, non domani. Lo Spirito del Signore, e nessun altro.


  Pasqua del Signore
Il primo giorno

Voi sapete, scrive Pietro. E continua: E noi siamo testimoni.
Forse è tutta qui la fede pasquale: che è importante sapere. Ma non basta.
Bisogna testimoniare. Magari col fiatone. Di chi ha corso. E torna a correre.


  Seconda Domenica di Pasqua
La sera di quel giorno

Non ne faccio un mistero che questa nuova edizione della Bibbia CEI non mi convince. Per diversi motivi. Però.
Però che bella sorpresa leggere la nuova versione del Salmo 117 che la liturgia di oggi ci offre: “il suo amore è per sempre”! Lo dica Israele, lo dica la famiglia di Aronne, lo dicano quelli che mettono Dio al primo posto: “il suo amore è per sempre”!
Dillo anche tu, ora!!: il tuo amore, mio Signore, è per sempre.


  San Pietro Nolasco
Ci hai redenti, o Signore, con il tuo sangue e hai fatto di noi un regno

Splendido il dono ai Mercedari: una piena declinazione della Verità del Redentore.
Sin da bambino ho scorto le tracce del loro transito in questa mia terra: la “Mercè" dell'ormai umbratile Cattolica Eraclea; sulle colline di Porto Empedocle, dove un loro convento vegliava sulla costa tagliata da antiche e nuove razzie… Solo da grande, però, conobbi Pietro, l’iniziatore della grande avventura apostolica dei Redentoristi degli schiavi!
Mi ha sempre fascinato questa grazia, lieve e indomita, di coniugare il cuore con la testa, e la testa con le mani.
Pietro, prega perché la mia libertà sia libera da ogni idolo di libertà. E, serra, pietosamente, gli adorati ceppi che mi incatenarono all'Amore. Redentore.


  Terza Domenica di Pasqua
in quello stesso giorno

Il Suo Vangelo magari ci fa ardere il cuore, così da tenerlo - come tanti simpatizzanti di Cristo – sul comodino; così da non far tramontare la giornata senza averne letto un po’…
Perché l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo (Girolamo), perché se non capisci la Bibbia non capisci niente (Antonio), perché…
Eppure i loro occhi si aprirono e lo riconobbero e capirono e narravano dopo che Lui, a tavola con loro, ancora una volta, si spezzò in dono…
Capite?!


  Quarta Domenica di Pasqua
non manco di nulla

Mio dolce Signore, luce che trafigge gli oscuri solchi, Tu sei la Porta che mi introduce alla felicità piena. Tutti coloro e tutto ciò che non mi dice di Te è ladro del mio domani di grazia, brigante che devasta il giardino delle Tue delizie. Mio dolce Signore, venuto per dare vita e vita che trabocca.


  Quinta Domenica di Pasqua
Credete a me

Lui và. A prepararci il Posto: siamo fatti per il Paradiso, per Lui.
E lo siamo da ora: fatti per la gioia, per la pace, per l’amore. Senza dubbio.
Quel Posto è un dono. Immeritabile.
Ma il compito è nostro. Scrive Tommaso d’Aquino: "Indicami, o mio Dio, il mio posto nel mondo… concedimi di non venire mai meno, sia tra le prospere che tra le avverse vicende, così da non inorgoglirmi in quelle e non avvilirmi in queste. Di niente io goda e mi dolga, se non di ciò che a te mi avvicina e da te mi allontana. Non ad altri che a te io ambisca piacere o tema recar disgusto…".


  Sesta Domenica di Pasqua
cambiò il mare in terraferma

1. Gli Apostoli “imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo”.
Ma non vi sembra sbalorditivo!! Come Dio si sia messo nelle mani dei preti…
2. “Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». E’ l’invito del Salmo 65, nella nuova traduzione.
Mi piace. Persino più del precedente “Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere!». Perché esprime meglio la condizione di chi intravede Dio in quello che fa e “trema”.
3. 1Pt 3,15-17: Ragione e speranza, dolcezza e retta coscienza, volontà di Dio e soffrire: mi sembra una bella sintesi della figura di Ben 16.
4. “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”. Il Signore degli Anelli cinematografico si apre con una riflessione non molto dissimile. Vedere e vivere sono indissolubili. Pensare di vivere senza di Lui è un’illusione. Dall'esito assai amaro.


  Ascensione del Signore
Gesù si avvicinò

I quaranta giorni del tempo che precede la Pasqua, lo sappiamo bene, sono una immagine dell’intero percorso di una vita: così il tempo che Israele vive tra la Promessa e il suo compimento, tra le cipolle e il latte-miele, come quello trascorso da Gesù nel deserto prima di dare inizio all’annuncio dell’imminente e immanente Regno.
Poi dopo Pasqua ci scordiamo che ci sono i quaranta giorni che precedono l’Ascensione al Padre. O meglio cosa sono.
Ed eccola, bellissima e suadente, la Parola: “Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni”, cioè Lui torna oggi a mostrarsi e darci prove, molte, della sua inesausta passione d’amore!


  Pentecoste
Del Tuo Santo Spirito, Signore piena è la terra!

Figlio di Amenhotep III e della regina Tyi, sposo della bellissima Nefertiti, Amenofis IV, meglio noto come AkhenAton, fu il decimo faraone della XVIII dinastia (tra il 1543 e il 1292 a. C., più o meno il periodo dell’Esodo biblico), quella di TutAnkAmon per intenderci. A lui è attribuito un inno che gli studiosi hanno trovato molto vicino al Salmo 103, di cui oggi la Liturgia ci offre un assaggino.  Ve lo proponiamo.


  Santissima Trinità
si fermò là presso di lui

Le parole della Parola di oggi non sono molte. Ci saremmo forse aspettati di più per dire la Trinità, cioè l'ineffabile primo mare della nostra fede. Ma di parole ne servono - a pensarci bene - veramente poche. Chessò: Dio amore mondo Figlio. Shakerarle in una proposizione di senso compiuto dovrebbe darci le vertigini. E tanto basta.


  Santissimo Corpo e Sangue del Signore
per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore

I bambini, sì i bambini.
Luce degli occhi, attesa compiuta, promessa che sorprende.
Bambini amati, bambini vegliati con occhi umidi di trepidazione, bambini al primo giorno di scuola.
Piccoli, fragili, indifesi.
Bambini con le ginocchia sbucciate, bambini dai pianti inconsolabili, nascosti sotto il tavolo.
Bambini senza orsetto, bambini senza mamma, abbandonati dal papà.
Bambini strattonati per strada, zittiti con la cinghia, bambini violati dai preti.
Fatti a pezzi da una mina vestita da farfalla, bambini rapiti, infanzie svendute a tranci.
Bambini che non parlano.

E Ostie della Messa, sì, proprio quelle.
Madide di luce, pane degli stanchi, cocci d’infinito.
Ostie fra le mani, Ostie sulle lingue, Ostie portate in processione, innalzate sul mondo, avvolte da nubi d’incenso.
Piccole, fragili, indifese.
Ostie stuprate da bocche maldicenti, da preti banditori di una fede che non è la loro.
Ostie vendute su internet, buttate nella spazzatura, rubate per le messe nere.
Briciole calpestate ai piedi dell’altare, Corpus Domini senza più pioggie di petali, tabernacoli disertati.
Ostie zittite.
Ostie silenziose.
Eucaristia bambina.


  Sacratissimo Cuore di Gesù
Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi

Da ragazzo non capivo, e per questo non approvavo, la “devozione” al Sacro Cuore. Complici le prime pagine delle “Ipotesi su Gesù” di Messori e il vuoto sacrocuorismo che avevo avuto modo di “osservare” in diverse comunità, un culto dei boccoli biondi e della testina inclinata a destra delle immagini dedicate a tale Figura. Mi turbava, vieppiù (adoro l’archeologia…!), la consegna della Chiesa (e degli ortodossissimi Gesuiti) fatta al Muscolo del divin Corpo di svolgere il compito sineddotico rispetto all’intero Mistero del Redentore, che ritenevo invece ben rappresentato e sintetizzato dall’immagine del Crocifisso.
Fu preparandomi ad un fervorino da tenere, ai primi di giugno, nella mia parrocchia, che tutto cambiò. Compresi, anzi non lo compresi affatto, ma fui tutto e d’un colpo compreso in quel vortice di fuoco, di gran lunga più potente di quelli presieduti dalla legge di Coriolis.
Scrive santa Margherita Maria: “… mi fece riposare a lungo sul suo divin petto e mi scoprì le meraviglie del suo Amore e i segreti inesplicabili del suo Sacro Cuore, che mi aveva tenuti nascosti fino a quel momento. E lo fece in modo cosí reale e sensibile da non permettermi ombra di dubbio…”.


  Nona Domenica del tempo ordinario
Non chiunque

Che emozione questo Vangelo! Perché da esso sono scaturite le proposte di riflessione alle circa mille celebrazioni nuziali di questi 17 anni? No. O, tutt’al più, anche.
Di esso ne adoro l’adamantina semplicità, la vertiginosa luminescenza.
Le sue parole sono il sigillo del discorso della montagna, delle beatitudini del regno veniente e immanente. La storia di un saggio che passava per stupido – come Noè mentre costruiva l’arca - e di uno stupido che passava per saggio. Il Deuteronomio ci invita a scegliere la nostra strada.


  Decima Domenica del tempo ordinario
Ecco perché

La tavola dei peccatori. E’ uno dei “luoghi” in cui potrai incontrare il Maestro. Ma anche il discepolo. Teresa del Bambino Gesù e del Volto santo, ad esempio. La tavola amara dei peccatori, confusione e vergogna, paura ed ansia. La dolce tavola dei peccatori (bada bene: non del peccato), sguardi e prossimità, donne e uomini. Vi potrai incontrare il Maestro: tenero e sincero, lento all’ira e grande nell’amore. Lì, incredibilmente accanto.


  Undicesima Domenica del tempo ordinario
I nomi dei dodici apostoli sono

Charis cioè gratis. Da cui Carità, Eucaristia, Carisma, …
Vorrei che si cominciasse proprio da questo ricupero di vocabolario. Perché le parole non sono solo suono e convenzione. Sono anche segno e simbolo, stanno per. Nomi, con tutto quello che scriveremmo su questo tema trattando, ad esempio, della teologia del Nome divino, l’ineffabile tetragramma e dintorni.
Vorrei che i preti tornassero a parlare di quella Carità per la quale fummo creati, salvati e resi nazione santa. E un po’ meno, molto meno, di solidarietà. A proposito, sapevate che solidarietà viene da “solidum”, una moneta. Di scambio. Tutt’altro che gratis.


  Dodicesima Domenica del tempo ordinario
aspettavano la mia caduta

Per tre volte sta scritto. In questa pagina che è Vangelo: Non abbiate paura!
Degli uomini, di quelli che uccidono il corpo… e fanno male alla testa e alle braccia.
E’ scritto che te la fanno pagare se lo zelo per la casa e le cose di Lui ti divora.
“Divora” cioè opera oltre te stesso: le tue forze, i tuoi calcoli, le tue resistenze. Consumandoti. Inesorabilmente.
Te la fanno pagare se imbarazzi i loro residui di coscienza.
“Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati (2Tm 3,12)”.
Pensi di meritare un destino diverso da quello di Colui che chiami Maestro e Signore?!
Tradito, insultato, sbeffeggiato; estraniato, calunniato, accusato…
E allora?! Se, da Lui, amato?! Tenerissimamente amato.


  Tredicesima Domenica del tempo ordinario
e una luce sfolgorò nella cella

Sono assai amareggiato. Potrei, dovrei essere più pacificato, ma non mi riesce: come stare a guardare questo mondo che sembra precipitare…?! Mi turba osservare come tra i piccoli cresca sempre di più l’impurità e come questo diventi sempre più una sorta di titolo di emancipazione.
Trovo consolazione e coraggio in queste righe indirizzate a Timoteo: combattere la buona battaglia, correre sulla via del Vangelo, conservare la fede, attendere con amore. Sì, combatterò il mio niente; correrò oltre la mia mortale fiacchezza; conserverò il Dono, aspetterò che Lui mi si mostri ancora.


  Quattordicesima Domenica del tempo ordinario
ma dello Spirito

Sullo sfondo la dura vita dei campi, e gli animali che un tempo la sostenevano: l’asino e il bue. Sì, quelli del presepe. Animali da fatica, umili animali.
Poi Gesù, dolcissimo: stanchi e oppressi, venite a me, vi darò riposo e nutrimento. A Lui, mite ed umile, fino alle midolla, fino al cuore.
Cosa concluderne? Non c’è vita che si sottragga a molteplici gioghi… Ma il suo non ha l’amaro peso del prorio niente, l’acido gravame del fallimento.
Lieve ti restituisce alla levità...
Da lì, bisogna ripartire, come dal presepe.


  Quindicesima Domenica del tempo ordinario
Il fiume di Dio è gonfio di acque

E’ l’atroce stato di questo cristianesimo, una condizione contro “natura”, la natura del redento (Is 55,10-11): grembo sterile di una grazia che potrebbe non solo assicurargli straripante fecondità ma restituirlo alla sua originaria e originante verità.
Urge riconoscerlo, urge guarire. Il mondo attende. Con giusta impazienza.
Gemano e soffrano di salutifere doglie quelli che furono benignamente introdotti nella Luce. Nascano ancora. Si destino: albeggia l'Ora!


  San Benedetto
allora comprenderai

Fuggire davanti il nemico è da codardi, fuggire il peccato è dei figli della libertà, della Luce.
Così Benedetto “soli Deo placere desiderans” (Gregorio Magno II Dial., Prol. 1), disgustato dall’esperienza di vita a Roma e ancora prima della conclusione degli studi, lascia la città. Per tre anni a Subiaco si cimenta nel superare le tre grandi tentazioni: quella dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, quella della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Riappacificata la sua anima, solo allora decide di partecipare ad altri il suo itinerario verso Dio. Si stabilisce a Montacassino: per sottrarsi ancora agli intrighi di un invidioso ecclesiastico locale (ma in realtà la morte improvvisa di quest’ultimo non fa recedere Benedetto dal suo proposito - II Dial. 8), oppure, più verosimilmente, perché era entrato in una nuova fase della sua maturazione interiore e della sua esperienza: era giunto il momento di lasciare il moggio per il lucerniere!
Ai suoi chiede che “all’Opera di Dio [cioè all’Ufficio Divino o alla Liturgia delle Ore] non si anteponga nulla” (43,3) e, precisa: “Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti” (Prol. 35).
L’Abate del monastero ascolti (piuttosto che decantare il valore dell’ascolto… per gli altri! - intelligenti pauca) “il consiglio dei fratelli” (3,2), perché “spesso Dio rivela al più giovane la soluzione migliore” (3,3)!


  Sedicesima Domenica del tempo ordinario
Tu sei buono

“Ci vuole più pazienza che fede!”. L’ho imparato da un giovane prete.
Di pazienza, non so quanta ne ho: tanta in certi giorni, niente in altri.
Ma quanta ne ha Dio?? Mi confonde il solo pensiero. Basta che mi affacci un attimo sulla Beata Passione (tutt’altro che beata se Lui non l’avesse resa tale…): oltraggi su oltraggi. E perché mai? “…popolo mio, dammi risposta”. Ora, non ho più voglia di scrivere: penso alla mia di ingratitudine…


  Diciassettesima Domenica del tempo ordinario
tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio

Vorrei dedicare queste poche righe a Benedetto 16°.
In lui riconosco quel saggio discepolo che trae dal suo tesoro, quello della Chiesa, cose nuove e cose antiche.
Mi si dice di taluni che usano la Summorum Pontificum – straordinario spazio di riconciliazione col il passato e di libertà (importa che io forse mai celebrerò more antiquo?) – con un atteggiamento estraneo allo spirito che l’ha generata. Sì, può accadere che con un coltello fatto per affettare il pane si trapassi il cuore di un uomo...
Penso, ora, alle vecchie note musicali, capaci di generare moderne originalissime inaudite sonorità. Penso a Papa Benedetto, al piano, mentre con antiche note ci regala una nuova fedeltà – quella che l’oggi esige - al Maestro.


  Diciottesima Domenica del tempo ordinario
Il luogo è deserto ed è ormai tardi

Chi ci separerà da Lui, dal Suo amore? Niente e nessuno, grida Paolo.
Ma l’autore delle invocazioni al santissimo Redentore (in coda al messale) prega: “Non permettere che io mi separi da Te”.
Non permetterlo, mio Dio e mio tutto.


  Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
comandami di venire verso di te sulle acque

Ma ve l’immaginate il Vescovo de’ Liguori a cullare con delle canzoncine il Bambinello che teneva sul comò?
“Vedete quale grande amore ci ha dimostrato il Padre…!”, scrive l’evangelista, e lui, Alfonso, aveva scelto di avere sempre dinanzi agli occhi il Dio-Bambino d’amore. Ma questa “devozione” nel Vescovo dalla morale pacificata e pacificante era indissolubilmente congiunta con quella del Crocifisso. Adorava le candide e paffute membra del Bambino Signore come quelle straziate dell’Uomo dei Dolori spirante sulla Croce. E’ celebre un suo dipinto (si dilettava di pittura, di musica, di poesia… mentre si estenuava nel lavoro pastorale e nell’elaborazione teologica!) del Crocifisso. Lo descriviamo con le parole che Pirandello usa nei confronti del Signore della Nave di san Nicola di Gesù: “Ma certo è un Cristo che, chi lo fece, piú Cristo di così non lo poteva fare, ci si mise addosso con una tale ferocia di farlo Cristo, che nei duri stinchi inchiodati su la rozza croce nera, nelle costole che gli si possono contare tutte a una a una, tra i guidaleschi e le lividure, non un’oncia di carne gli lasciò che non apparisse atrocemente martoriata”.
In effetti, a ben guardare, l’immagine più tradizionale del Bambinello è speculare a quella del Crocifisso: a braccia allargate, il piede destro sul sinistro (cfr. la Sindone), con la nudità attutita da un pietoso perizoma.
Una sintesi così matura del mistero-mare cristiano la ritroviamo nei mistici come la Venerabile Crocifissa Tomasi o in quella Teresa che sceglie di accompagnare al proprio nome la specificazione della sua più profonda appartenenza: “del Bambino Gesù e del Volto Santo”, quello martoriato dell’Appassionato.
Alfonso Maria, prendici per mano e facci entrare in acqua, nel Suo Mare, con te.


  San Giovanni Maria Vianney
Mancava l’acqua

Florilegio minimo:
Precetti: “O mio Dio!, che disgrazia e quale accecamento che un cristiano sia obbligato a mezzo di leggi a cercare la sua felicità!”.
Felicità: “La terra e quanto contiene non possono appagare un’anima immortale più di quanto un pizzico di farina, in bocca ad un affamato, possa saziarlo”.
La Signora: “Quando le nostre mani hanno sfiorato delle piante aromatiche, esse profumano tutto ciò che toccano; facciamo quindi passare le nostre preghiere per le mani della santa Vergine ed ella le renderà profumate”.
Spirito Santo: “Ogni mattina bisognerebbe dire: «Mio Dio, mandami il tuo Spirito; possa egli farmi capire chi sono io e chi sei tu…». Lo Spirito Santo è come quelle lenti che ingrandiscono gli oggetti: ci fa vedere il bene e il male ingranditi”.


  Diciannovesima Domenica del tempo ordinario
se sei tu, comandami

Ascolterò che cosa dice Dio. Nel sussurro di una brezza leggera.
Mi lascerò condurre tra le dune dei Suoi silenzi, lontano dai clamori del niente.
Uscirò dal buio delle mie vuote certezze incontro a Lui, mia splendida luce.
Mi fermerò sul monte dove mi attendi e sarà festa ascoltarTi.


  Ventesima Domenica del tempo ordinario
come desideri

E’ chiaro che abbia un disegno. E che intenda portarlo a compimento. Anzi quella volontà è “il Disegno” profetizzato e atteso.
Ora, quella donna intralcia la sua corsa, di sole che raggiunge l’altro estremo, dell’amore; gli fa perdere tempo mentre urge carità per i vignaioli sul limitare dell’assassinio della Vita.
“Fermati, Sole” e bagna coi tuoi raggi le distese sconfinate del mio dolore – supplica la figlia di Canaan.
E Dio si ferma! e impara. O, più semplicemente, dà alla donna di imparare fino a che punto l’Amore possa amare.


  Assunzione della Beata Vergine Maria
sotto i suoi piedi

La Madre che sale ai figli che scendono: E’ necessario che Egli regni!
Regni il Re, il Signore Gesù Cristo.


  San Bernardo
e uno solo è la vostra Guida, il Cristo

Trascorsi quasi un mese tra quelle mura benedette, incatenato alla libertà più preziosa, soggiogato da impareggiabile luce. E sarei rimasto con i figli di Bernardo se l’Abate un mattino di festa paesana non m’avesse chiesto di fargli compagnia. Dio, quel giorno, mi parlò nel religioso tripudio della gente, tra i canti delle donne e le carezze di occhi innocenti.
Ora le mura di Casamari, come della cistercense san Nicola di Gesù… , me le porto dentro, secondo l’insegnamento di Caterina da Siena, e lì, sul giaciglio di quiete gioie, incantato, ascolto Boccadimiele:
“Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta...” (Hom. II super «Missus est», 17:PL 183, 70-71).


  Ventunesima Domenica del tempo ordinario
nella speranza di salvarne alcuni

Li vedi entrare come in uno stabilimento balneare. C’è caldo, dicono… [Caldo?! Macchè, io sono fresco come un bocciolo di rosa: addosso ho solo una t-shirt, con sopra la camicia, con sopra il camice, con sopra la stola e la casula...!!]
Se li vedessi al mare così come mi aspetto che vengano in chiesa, riderei, di cuore.
Ma piangerei o tuonerei come l’uragano quando li vedo entrare come in spiaggia.
E’ vero, l’abito non fa il … credente. Com’è indubbio, però, che il credente fa l’abito.
Puntiglio, rigore, bigottaggine??
No, educazione civile o, se vi pare, semplice buon gusto. Basta sfogliare sul web una qualunque pagina di bon ton a riguardo.
Poi e di più, “la mia casa si chiamerà casa di preghiera”, dice l’Altissimo.


  Ventiduesima Domenica del tempo ordinario
ma non potevo

Lo confesso: mi piacerebbe proporre un Vangelo più commerciabile, più “popolare”. Anzi, essere io stesso più vendibile, più popolare. Ma non mi riesce. Anzi, non voglio che mi riesca, non mi interessa. Anzi, non mi piace affatto.
Il Vangelo che annuncio è un peso: per me, innanzi tutto(i). Ma è come la forza di gravitazione che ci attesta sulla nostra posizione: terra alla terra. Senza svolazzamenti alla Barone Harkonnen. Senza che sia sballottato in questo vuoto d’anima.
E’ un peso: mi permette di raggiungere le profondità dell’abisso del Suo amore e di lanciarmi oltre me stesso.
“Dulce pondus, dulces clavos…” cantava Fortunato Venanzio.


  Sant’Agostino d’Ippona
mi hai fatto violenza e hai prevalso

Chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo?
Allora dimenticherei i miei mali, e il mio unico bene abbraccerei: te.
Cosa sei per me?
Abbi misericordia, affinché io parli.
E cosa sono io stesso per te, perché tu mi comandi di amarti e ti adiri verso di me e minacci, se non ubbidisco, gravi sventure, quasi fosse una sventura lieve l'assenza stessa di amore per te?
Oh, dimmi, per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me.
Di' all'anima mia: la salvezza tua io sono.
Dillo, che io l'oda.
Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile e di' all'anima mia: la salvezza tua io sono.
Rincorrendo questa voce io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto.
Che io muoia per non morire, per vederlo.
Angusta è la casa della mia anima perché tu possa entrarvi: allargala dunque;
è in rovina: restaurala;
alcune cose contiene, che possono offendere la tua vista, lo ammetto e ne sono consapevole: ma chi potrà purificarla, a chi griderò, se non a te?
(Agostino d'Ippona, Confessioni I)


  Ventitreesima Domenica del tempo ordinario
tutto

Sciogliere e legare. Scioglersi e legarsi: un percorso binario per una vita senza doppiezze.
Sciogliere e legare - per i “tecnici” – sarebbero immagini legalistiche. Ma a me piace pensare queste parole del Maestro in uno spazio meno angusto, più misurate su di Lui.
Sciogliersi: dal cordone ombelicale; dai gravami: il peccato, i condizionamenti, le paure …
Legarsi: gli uni agli altri (o meglio riconoscersi legati, indissolubilmente): nell’amore, nel domandare al Padre, nel fare vacanza…
Sciogliersi e legarsi nel qui ed ora, e poi in Lui, nel per sempre.


  Ventiquattresima Domenica del tempo ordinario
di cuore


  Esaltazione della Croce
Di null’altro mai

L'Apostolo, scrivendo ai cristiani di Corinto (I 1,17), confessa di essere stato orientato nel suo annuncio del Vangelo dal primato della Croce del Signore e dalla necessità che "non venga resa vana", non venga svuotata.
La festa dell'Esaltazione intende riconoscere (o restituire...) alla Croce del Maestro Signore il suo peso, la sua pregnanza specifica. Il peso che - tarato e garantito dal Crocifisso Risorto - è misura del valore-peso di ogni cosa. Come con le bilance di un tempo.


  Beata Maria Vergine Addolorata
i miei giorni sono nelle tue mani

Nel disegno mirabile della tua provvidenza,
tu hai congiunto indissolubilmente la Vergine Maria
alla missione redentrice del tuo Figlio.

Madre tenerissima nell'umiltà del presepe,
stette presso la croce
come generosa compagna della passione.

Innalzata alla Gerusalemme del cielo,
continua la sua opera accanto al Re della gloria,
come nostra avvocata e ministra di salvezza.

Con materna sollecitudine
si china sui fratelli del suo Figlio
che gemono nell'oppressione e nell'angoscia,
perché, spezzati i ceppi di ogni schiavitù,
riacquistino la piena libertà del corpo e dello spirito.
(dal prefazio proprio della Memoria)


  Venticinquesima Domenica del tempo ordinario
in qualunque prova

Cercare e trovare sono verbi essenziali nella parabola di vita di uomini come Agostino d’Ippona o di Bernardo di Clairvaux. Il primo era dell’idea che non fosse possibile cercare senza avere in qualche modo trovato, che il cercare si muovesse verso un conosciuto altrimenti irri-conoscibile e quindi inconoscibile. L’altro diceva poi che bisognava innanzitutto cercare Dio ma che bisognava cercarlo davvero: come l’assetato l’acqua o il malato la medicina.
E che cos'è la conoscenza se non un cercare? E la vita, se non la fatica di raggiungersi?
Che il senso dell'esistenza sia proprio questo?!


  Beata Maria Vergine della Mercede
in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò

Le si addice: Signora del Prezzo, il Prezzo del riscatto.
Se volete, potete “chiamarLa” Signora della grazia gratuita, della misericordia, o, ancora, Vergine della Mercede per la Redenzione dei cristiani ridotti in schiavitù di Santa Eulalia di Barcellona.
Non cambia molto. Quel che conta è chiamarLa.
Ritratta in piedi, accoglie sotto il Suo divino (l’Eterno la coprì come candida nube!) e inviolabile Manto, i fidenti, noi peccatori. Lì - extraterritoriale rifugio nella tempesta - riparo, lì conforto, lì inespugnabile fortezza agli attacchi d’ogni male.
ChiamaLa, allora; chiamaLa comunque, chiamaLa sempre!


  Ventiseiesima Domenica del tempo ordinario
ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi

Continua la danza dei verbi, la danza nel Verbo: vedere, pentirsi, credere. Che bella questa sintesi del Maestro del percorso del discepolo!
Vedere: con gli occhi della carne le meraviglie di Lui per noi; pentirsi: perché l’Amore (che mi ama) non ho amato; credere: che Lui crede in me. E darmi da fare – con tutta la mente, l’anima e le forze - perché ognuno lo veda, si penta e creda.


  Ventisettesima Domenica del tempo ordinario
nessuno può resistere al tuo volere

E’ vero che la Promessa è irrevocabile, ma è pure vero quanto il Dominatore dei secoli “minaccia” (oh, Amore invitto!): “a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”.
Frutti, non parole, chiaccheroni del sacro! Frutti, non sogni, cultori dell’incubatrice!...
Frutti di penitenza e di dedizione; frutti di perdono e di condivisione; frutti di grazia e di leggerezza; sì, frutti, ma di stagione!


  Santi Angeli Custodi
proteggi quello che la tua destra ha piantato

E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo.
Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre.
Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.
Bernardo di Clairvaux (Disc. 12 sul salmo 90).


  San Francesco d’Assisi
nelle tue mani è la mia vita

"Quando Dio mi ha parlato, lo ha fatto sempre dalla Croce, sulla Croce...".


  Ventottesima Domenica del tempo ordinario
la mano del Signore

“Comunque andrà sarà un successo”, pensano. E, magari, lo dicono. Tronfi delle loro vuote certezze. In qualche modo ritengono, che Lui sia prigioniero di quella divina gabbia, plasmata dal suo pazientissimo amore, sulle fondamenta di una inedita alleanza unilaterale…
Ma, – lo rammentino – il Suo Vento soffia dove vuole e sebbene abbia legato la salvezza ai sacramenti, Egli tuttavia non è legato ai/dai suoi sacramenti.


  Ventinovesima Domenica del tempo ordinarioe
come la pupilla degli occhi

Lui s'è fatto ponte (pontefice) nel Figlio perchè Lo raggiungessimo - e in Lui, noi stessi; e la gioia, il bene, la pace - mentre noi abbiamo pensato di trovare da noi stessi e in noi stessi un'altra via, se non - abisso di empietà - "la" via. Lui ha scelto noi, ma noi abbiamo “eletto” di fare a meno di Lui (la principessa accosta alle sue labbra il rospo e questi, schifato, si gira e salta nel suo fango!!).
Quasi supplichevolmente l'Amante-non amato ripete: Sono io! Sono io!
Non riconosci il tuo Redentore?
Pesciolino, non vuoi riconoscermi come il tuo mare di gioia e di libertà?
Sono io! Sono io!...


  Trentesima Domenica del tempo ordinario
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore

Amerai! Dice l’Amante- non amato.
Quanti, questa notte, hanno dormito senza coperta; quanti sono stati decimati dall’indifferente gelo? Quanti??
Dovè la loro coperta, e chi li ha denudati? Cirillo di Gerusalemme smaschera la diabolica menzogna: la loro coperta - quella dei poveri tagliati, dentro e fuori, da implacata avidità - è riposta nel tuo armadio!
Amerai! Dice l’Amante- non amato.


  Trentunesima Domenica del tempo ordinario
Ma voi non

Il prete non è come tutti gli altri: non lo è come uomo, come cristiano, come lavoratore, … Non lo è. E il mondo fa bene ad aspettarsi da lui, non semplicemente – se fosse poco – quel di più che il Maestro chiede ai suoi discepoli, ma quel singolare – oblativo, gratuito, insonne, … - per cui è stato scelto tra gli uomini e che lui stesso ha scelto. A lui - a cui fu dato molto di più in ragione della sua missione e non dei suoi meriti – è chiesto assai di più. Ma se è vero – come senza dubbio alcuno lo è – che l’amore tra i cristiani convinse il mondo della bontà del messaggio che portavano, è ancora più vero che l’inimicizia tra i preti è lo scandalo che ostacola i più nell’accogliere il Vangelo della Grazia.


  Solennità di Tutti i Santi
Sappiamo però

Io, Giovanni, vidi e udii.
Vidi un mare sconfinato di dolore, e uomini e donne e bambini-non-nati che vi annegavano;
vidi una terra ebbra di sopraffazione, e la dignità dei deboli calpestata, e suore stuprate, e bambine trascinate nei prostriboli;
vidi un cielo oscurato da bestie immonde e rapaci: asservimento, banalità, spreco, lotterie, …
E udii il Signore mio che diceva: mia è l’Innocenza, mia la Mitezza, mia è la Speranza, mia la Misericordia, mio è il Regno che viene! Rallegratevi ed esultate. Rallegratevi e pazientate. Rallegratevi ed instancabilmente lavorate!


  Commemorazione dei fedeli defunti
in Cristo riavranno la vita

Canterò la Morte
e col penitente Francesco la chiamerò sorella.
Ma la chiamerò anche madre:
tra le sue oscure acque, cavalcate dall’imperitura luce, ultimo battesimo,
generati – dies natalis! – all’imperitura vita;
la chiamerò madre dei miei più felici slanci,
del senso misurato dei miei giorni, della mia intima statura.
E la chiamerò figlia: del mio dolore e delle mie notti insonni;
figlia dell’attesa e del mattino oscuro, cavaliere che percorre il confine.
Ave, o morte, vincitrice, dal mio Signore domata e vinta!


  San Carlo Borromeo
e farò sorgere un pastore

Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. Senza di essi però non sarà possibile tener fede all’impegno della propria vocazione.
Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all’altezza del suo ufficio?
Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè, le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico.
Da’ sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Prèdica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua prèdica tu perda ogni credibilità.
Eserciti la cura d’anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso.
Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.). Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri.
Dal Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell’ultimo Sinodo  (Milano 1599)


  Trentaduesima Domenica del tempo ordinario
lo sposo tardava

Trafigge il cuore e l’intelligenza questa abbacinante pagina del libro della Sapienza. Ci libera dalle catene dell’idiozia concussa e dalla menzognera cura di chi ci solleva dalla fatica di essere uomini e donne, discepoli e operai. Una Sapienza, quella del Vangelo di salvezza, che non faticherai a cercare perché essa stessa ti raggiungerà; seduta sulla soglia della tua vita, busserà di buon ora alla porta delle tue attese; fedele compagna di chi la ama, non resterai mai solo, prigioniero di vuote certezze.


  Dedicazione della Basilica Lateranense
Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme

Sono certo che i commenti di oggi saranno giocati soprattutto sul versante della Chiesa di pietre vive che è la comunità dei discepoli piuttosto che su quello delle pietre “morte”, ammesso e non concesso che tufo, travertino, agata e onice lo siano.
Strano, non vi pare?! Considerato che il titolo della festa è “Dedicazione della Basilica lateranense”… Diranno che la chiesa di pietre è icona spaziale dell’ecclesìa, l’assemblea del popolo di Dio. Bene. Proprio qui volevo arrivare (e fermarmi). A quelle “pietre” belle che ci raccontano di una ecclesìa bella; e a buona parte delle architetture “sacre” di oggi, che, brutte e senz’anima, ci raccontano cosa?


  Trentatreesima Domenica del tempo ordinario
Dice il Signore: Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò

Una donna forte è una donna che teme Dio!
Ricordate?! La chiamavano “emancipazione”. Femminile, sessuale, … Gridavano: il corpo è mio e lo gestisco io! E simili… Tra “i risultati”: le comuni, il sesso in “libertà”, aborti in libertà… Così, quello che un tempo “i maschi” si industriavano in tutti modi di ottenere - il più delle volte senza riuscirci a causa della medievale cattocultura -, ora era offerto con inedita prodigalità. Risultato dei risultati? Il serpente s’è mangiato la coda. Traduco: il femmnismo s’è buttato tra le braccia del suo aguzzino, il maschilismo, che ha ottenuto di più e più facilmente. “Il serial killer nel paese dei balocchi” (o degli allocchi?), delle vittime consenzienti… Così alle figlie di Gerusalemme viene strappato il cuore; così le nostre figlie uccidono nel loro piccolo grembo la speranza della loro divina emancipazione.
Una donna forte? E’ una donna che teme Dio!


  Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo
Il Signore è il mio pastore

"E’ necessario che Egli regni", afferma l'Apostolo.
Ora e qui.
E non nei cieli dei cieli, giacchè lì regna indubitabilmente.
E’ necessario che Gli venga riconosciuta non una regalità spirituale, ma il dominio effettivo, su quanto – per diritto divino (creazione) e per diritto di conquista (a prezzo del Suo Sangue) – Gli appartiene.
E’ necessario che Gli venga tributato non semplicemente l’ossequio dei cuori, ma anche quello delle ginocchia e delle mani, delle intelligenze e delle facoltà.
E’ necessario affermare la Sua regalità non su un universo di mondi, che sono Suoi perché opera delle Sue mani, ma sull’universo dell’umano: società e politica, popoli e nazioni, scienza ed economia.
Non la vuota esposizione del Suo Segno nei luoghi pubblici, ma l’obbedienza sincera ai Suoi decreti.
Oggi, non sarebbe male fare memoria delle promesse del Battesimo nei termini di un giuramento di fedeltà.


 
trova
Torna ai contenuti | Torna al menu